LA RUBRICA DI CLAUDIA

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intervista ad una americanaL'11 settembre 2001

Natale 2001Il Natale nel mondo

n°12Il mese della pace 2002

n°14Diario da Cuba 2002

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N° 10 novembre2001

Dall’11 settembre ne abbiamo sentite di tutti i colori, ma cosa ne pensano gli americani?

L’Artiglio ha intervistato per voi una turista americana in visita a Torino ( Denice, dall’Oregon).

 

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  1. Qual è stata la tua prima reazione una volta appreso cosa fosse accaduto a New York?

Pensai… “Povera gente! Chi può essere così “malato” da fare una cosa del genere?”.

  1. Cosa hai fatto?

Ho pregato

  1. Chi hai pensato che fosse il colpevole?

Pensai subito ad Osama Bin Laden (molto conosciuto negli USA per precedenti atti terroristici, ndr)

  1. E’ cambiata la tua opinione sui musulmani dopo l’11 settembre?

La mia no, ma in generale la gente e molto più sospettosa ora. Ci sono stati vari atti di discriminazione contro gli arabi da quel giorno.

  1. Cosa pensi della guerra? Secondo te era l’unica via praticabile?

Vedi, Bin Laden aveva compiuto già vari attentati contro il mio paese. Nel 1995 aveva collocato una bomba nel garage del WTC, più gli attentati in Yemen e in Kenya. Fu dichiarato colpevole dai tribunali americani (anche dall’ONU, ndr), ma l’Afghanistan si è sempre rifiutato di consegnarlo…Il governo degli USA non aveva altre alternative per proteggere i suoi cittadini…

  1. Per te si tratta di una guerra religiosa, economica o politica?

Osama Bin Laden combatte per la religione (non ci crede più nessuno, ndr). Gli USA combattono contro il terrorismo e anche per salvaguardare certi interessi economici, ma soprattutto combattiamo per tutelare i diritti umani e per liberare gli Afgani dai Talebani…

  1. Sarà una guerra lunga?

Sì, anche se spererei di no. La giustizia vince sempre.

  1. Se prenderanno Bin Laden, finirà il terrorismo?

Purtroppo ci sono tanti Bin Laden…

  1. Com’è cambiata la vita degli americani dopo l’11 settembre?

Certo ci sono risvolti negativi, come il fatto che la gente sia terrorizzata di volare, abbia paura di ritrovarsi in luoghi pubblici…la gente è tesa, stressata…Però ci sono anche effetti positivi: mi ha colpito il fatto che si sia sviluppato un profondo amore per la nazione da parte di tutti gli americani. Il patriottismo è esploso: tutti appendevano bandiere a stelle e strisce sulle case e ci si vestiva con t-shirt rosse, bianche e blu; la gente è stata generosissima con le vittime e con la città di New York, tanti hanno offerto il loro lavoro volontario ed ingenti fondi sono stati raccolti dalla Croce Rossa, dall’Esercito della Salvezza…

La gente si è rifugiata in Dio e nella preghiera. Quella notte le chiese restarono aperte e migliaia di persone si radunarono lì per pregare…la gente pregava ovunque: nelle scuole, sul lavoro, per strada, non solo in Chiesa. E in un paese come gli Stati Uniti dove Stato e Chiesa sono da sempre due istituzioni rigorosamente separate, era incredibile e meraviglioso vedere Dio nominato in pubblico.

  1. Secondo te, è diminuito il prestigio internazionale degli USA?

Sì, ma è una cosa positiva. Il resto del mondo si è reso conto che, se è capitato agli USA, può capitare a tutti.

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IL NATALE... DAL MONDO        torna su

 

E' vero che "Natale e' sempre Natale" e che "tutto il mondo e' paese" ...ma ci sono tanti modi diversi di celebrare questa festa,tante usanze,tradizioni, particolarita',cibi tipici. E allora andiamo a sbirciare un po' quello che succede in giro per il mondo!

A battere chiunque in quanto alla sfarzosita' degli addobbi natalizi sono gli americani.In questi giorni gli Stati Uniti sono tutti un tripudio di luci,colori,striscioni,pupazzi natalizi e canzoncine alla "Jingle Bells".Le tipiche casette residenziali americane vengono decorate con luci colorate e festoni ,dal garage fino alla cime del tetto. Si tratta di una vera a propria gara tra vicini a chi rende la sua casa piu' bella ed addobbata. Passeggiando per qualsiasi quartiere di notte ci si sente elettrizzati come bambini in attesa di babbo Natale alla vista di tante luci intermittenti.

E anche nei grandi centri commerciali non si bada a spese per le decorazioni: alberi di natale alti fino a 20 metri,pupazzi natalizi che si muovono a ritmo di musica, babbi natale che regalano dolciumi ad ogni angolo della "mall". La cosa piu' sorprendente e' che negli USA i saldi iniziano prima di Natale, cosi' si possono fare piu' regali e piu' a buon prezzo.

In quanto all'atmosfera natalizia fanno concorrenza agli States anche i paesi di lingua tedesca.Bellissimi e molto caratteristici sono infatti i mercatini natalizi ( Christmas Markets) della Germania e dell' Austria.Vi si trovano non solo bancarelle piene di idee per un dono,ma anche vere e proprie delizie per il palato ,da regalare o mangiare subito (cioccolata,dolci di marzapane,vin brule',biscotti all'anice...)

Se pensare al Natale ci fa venire in mente il freddo ,la neve e un caminetto acceso, non bisogna pero' dimenticare che nel sud del mondo il S.Natale cade in piena estate e si tratta per lo piu' di una caldissima giornata di sole. E allora perche' non approfittarne per andare al mare? Cosi' gli argentini a Natale vanno tutti a festeggiare in spiaggia con un bell' " asado de carne", ovvero una succulenta grigliata di carne argentina.

Ma chi porta ,secondo le rispettive tradizioni, i doni ai bambini ( quelli fortunati...) di tutto il pianeta?

Qualcuno lo chiama Babbo Natale,qualcuno Santa Claus,qualcuno dice che si tratta di Gesù bambino, per altri invece e' santa Lucia. Addirittura puo' variare il giorno in cui si scartano i regali. Ad esempio in Spagna i doni non si aprono il 25 dicembre , bensi' nel giorno dell’ Epifania perche' la tradizione dice che sono i Re Magi a elargire generosamente regali ai bambini spagnoli ,proprio come fecero con Gesu' Bambino.

La nostra Befana all' estero e' completamente sconosciuta, a differenza invece dell' italianissimo panettone, esportato ormai in tutto il mondo.

Comunque,tradizioni nazionali e credenze a parte, non bisogna dimenticare che per noi cristiani il S.Natale e' innanzitutto il giorno in cui si celebra la nascita del nostro Redentore. Festeggiamolo allora dove e come piu' ci piace ,ma senza tralasciare il suo  profondo  significato religioso.

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MESE DELLA PACE 2002torna su

" Anche quest' anno , come ogni altro, il mese di Gennaio ha 
rappresentato per noi giovani e giovanissimi di AC il mese della 
Pace :un mese di preghiera e riflessione, di analisi, condivisione e 
servizio. 
Quest' anno, poi, la pace risulta un tema più che mai attuale, che ci 
tocca tristemente da vicino perchè sentiamo quotidianamente parlare di 
una guerra che, seppur geograficamente lontana, vede il nostro paese 
coinvolto in prima linea. 
Non abbiamo pero' deciso di parlare esclusivamente della guerra in 
Afghanistan durante questo mese della pace perchè  per prima cosa ci 
sono anche molti altri scenari di scontro nel mondo ed in secondo luogo 
perchè sarebbe stato poco produttivo ridurre una tematica cosi 
importante come la pace ad uno sterile dibattito politico sulla bontà o 
la necessita' di un intervento armato in Afghansitan (già se ne parla 
abbastanza in tv e sui giornali). 
Come giovanissimi cattolici ci sentiamo piuttosto chiamati ad 
affrontare il discorso ad un altro livello. Cosi' tutti i giovanissimi 
della Crocetta si sono uniti-almeno per questo mese- per seguire un 
unico cammino di riflessione che ci ha portati ad analizzare due grandi 
aspetti: la pace nel mondo e la pace con noi stessi. Ci siamo 
confrontati per capire come e se e' possibile realizzare veramente un 
mondo di pace quale potrebbe essere il nostro piccolo ma fondamentale 
contributo. Abbiamo voluto concludere questo mese, oltre che con una 
pizzata in allegria, con un gesto concreto: un pomeriggio di servizio 
al Sermig, l'Arsenale della Pace di Torino. 
Alcuni di noi hanno "restituito " (secondo il gergo dei confratelli del 
Sermig) un po' del loro tempo al servizio di chi e' povero e bisognoso, 
impegnandosi in attività di pulizia del centro d'accoglienza e 
smistamento dei capi di vestiario da inviare in Romania, Brasile e 
Afghanistan. Come l'anno scorso ,l'esperienza al Sermig e' piaciuta 
molto a tutti coloro che vi hanno partecipato. Ne siamo usciti stanchi 
ma felici di aver fatto qualcosa di concreto per aggiungere un 
mattoncino in più alle fondamenta di quell' indispensabile edificio che 
e' la pace. 

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Diario da Cubatorna su

Dal nostro inviato Claudia Muretto

1° puntata

 

VINALES- Quella sera faceva piuttosto fresco e noi, accaldati per il sole caraibico di un' intera giornata trascorsa sulla bianca spiaggia di Cayo Jutia, sentivamo ancora di piu' il freddo sulla pelle. Era ormai scuro come la notte anche se erano poco piu' che le 8 di sera, ci sentivamo un po' stanchi e avevamo voglia di tornare verso la casa presso la quale alloggiavamo, a Vinales. Quella mattina ci eravamo svegliati con la voglia di vedere una spiaggia cubana dell' occidente dell'isola, un posto che ci era stato raccomandato dagli stessi cubani del luogo come un piccolo paradiso terrestre. Da Vinales il cayo ( cosi' si chiamano queste isolette collegate alla terraferma da un terrapieno dove la gente va al mare ) distava circa 70 Km e avevamo deciso di andarci in scooter, per goderci il fresco del motorino e la vista splendida dei panorami circostanti :campi di tabacco verdissimi, foreste di conifere marittime, un posto magico, ancora quasi vergine, molto poco abitato. Il proprietario dei motorini ci aveva garantito che con la benzina che era contenuta nel serbatoio al momento della consegna saremmo potuti andare e tornare tranquillamente senza preoccuparci di rifare il pieno, anche perche' nella zona e' molto difficile reperire benzina, c'e' un solo benzinaio nell' arco di molti Km e spesso non e' rifornito. Insomma, noi la mattina eravamo partiti incuranti del problema benzina( mai guidato uno scooter in vita nostra quindi ci siamo anche andati pesanti con l'acceleratore!), avevamo trascorso tutta la giornata al mare su quella spiaggia bianchissima, avevamo voluto aspettare il tramonto per vedere il sole scomparire nel Golfo del Messico in una nuvola di colori, con estrema calma poi ci eravamo diretti verso il motorino per tornare verso casa...e  solo a quel punto ci siamo accorti che nel serbatoio avevamo solo circa un quarto del pieno di benzina. "Ce la faremo a tornare fino a Vinales?" ," Mah, proviamoci..." anche perche' i dintorni erano completamente deserti, nemmeno un paesino in vista , quindi non avevamo altra scelta! Cammina, cammina ...continuavamo a attraversare boschi e campi sterminati, ma nemmeno l'ombra di un paese, tantomeno di un benzinaio!.La situazione iniziava a farsi preoccupante,avevamo quasi finito il 
serbatoio e non passava nessuno su quella strada buissima e piena di 
buche. Non si vedeva quasi niente, avevamo molto freddo e iniziavamo a 
pensare che avremmo dovuto rassegnarci a rimanere a piedi, quando......ecco  il miraggio,un piccolo paese con le sue luci e li' il benzinaio. L'insegna della  pompa di benzina ci riempì di gioia.." Dai, andiamo, ce l'abbiamo fatta, tutto  risolto, facciamo il pieno e torniamo a Vinales"...ma ovviamente, manco a  dirlo, il benzinaio era chiuso. Con nostra sorpresa scopriamo che ci sono altri due motociclisti con lo stesso nostro problema. Anche loro in scooter e 
senza benzina per tornare a casa. Sembrano traquillissimi a differenza nostra. Sono seduti sul marciapiede e mangiano con tutta calma una banana, ce ne ofrono una anche a noi e così iniziamo a parlare, come se si fosse dimenticato il 
nostro problema. Si chiamano  Sophie e Manolo. Sono fidanzati da alcuni ani, lei e' svizzera francese e parla spagnolo con un graziosissimo accento francese, lui invece e' cubano, di Vinales, e conosce ovviamente molto bene i 
dintorni. Ci dicono che il benzinaio ormai e' chiuso perche' sono gia' le nove e non c'e' speranza di trovarne un altro. Io sono preoccupatissima e non mi va di stare li' a perder tempo in chiacchiere.La famiglia presso la quale alloggiavamo sicuramente ci stava aspettando ansiosa e con la cena pronta in tavola. " Ragazzi,come facciamo? Come torneremo  a casa?" chiedo ai miei nuovi 
amici...Sophie , con la sua voce dolcissima mi risponde :" Non ti 
preoccupare. A Cuba qualunque problema si risolve." Manco a dirlo, cinque minuti dopo, arriva un ragazzino che ci offre aiuto. Rimontiamo in sella e il ragazzo ci conduce attraverso una stradina sterrata verso una casa. E' l' abitazione della famiglia del signor Jose. E' una tipica casa unifamiliare cubana, povera, senza vetri alle finestre, con un piccolo patio di fronte e le mura scrostate. Dentro si intravedono pochi mobili e le pareti grigie e spoglie. Sul retro c'e'  un cortile ed una grossa auto americana degli anni 50 parcheggiata. Jose ci  dice che forse gli rimane ancora un po' di benzina nel serbatoio della sua  vecchia macchina.Scompare sul retro e dopo qualche minuto ritorna con in  mano una bottiglia di plastica contenente un  po' di liquido chiaro..." Ragazzi, mi dispiace, e' tutta quella che mi rimane. Dovrete dividervi questo litro di  carburante tra i due motorini" ci dice.A noi va benissimo cosi', e ce la  dividiamo da buoni amici. Ci lanciamo un' occhiata complice e apriamo i  portafogli per pagare cio' che Jose si e' prodigato ad offrirci cosi' prontamente..[ E' doveroso a questo punto spiegare che  a Cuba il carburante e' un bene di lusso, 
molto difficile da reperire in certe zone rurali come quella dove ci trovavamo. Un  litro di benzina puo' costare anche 1 dollaro, considerando che il salario medio di un cubano e' di 260 pesos al mese, circa 6 dollari].Vorremmo quindi offrire a Jose  qualche dollaro, per ringraziarlo del favore che ci ha fatto. Insistiamo , gli porgiamo i soldi, ma Jose assolutamente non li accetta,non vuole alcun compenso.Ci dice di  considerare quel litro di benzina come il suo regalo a degli amici in difficolta'. A Cuba e' cosi', ci spiega,si aiuta chi ha bisogno e lo si fa gratuitamente, e' parte della  loro educazione. Jose non ha badato che in questo caso noi fossimo turisti, con tanti soldi nel portafoglio come quelli che lui probabilmente non guadagnerebbe 
neppure in un anno. Cosi' ci ha fatto un regalo preziosissimo, un grande sacrificio  per un cubano. Ci chiede da dove veniamo e quando scopre che io sono italiana , si emoziona un po'. "I miei nonni -mi dice- erano italiani e forse un giorno riusciro' ad ottenere la cittadinanza italiana per me e per la mia famiglia. Potremmo uscire dal paese quel giorno, vorremmo tanto  viaggiare, vedere l' Italia..." Lo ringarziamo commossi da tanta generosita' e ci  accomiatiamo. Jose ci saluta con la mano e, mentre i motorini gia' si allontanano, ci 
grida :" Adios, amici. Viva l' italia e viva Cuba!"Penso che gli occhi di Jose non li  dimentichero' finche' vivo e quel suo gesto cosi' speciale rimarrà impresso nella mia memoria per sempre. 
Questo episodio mi ha commossa profondamente, mi ha fatto capire che 
cosa voglia dire la generosita'. Durante il mio viaggio a Cuba  sono 
successe molte altre cose come questa, a conferma del fatto che non si 
e' trattato di un episodio  particolare o di un uomo incredibilmente 
ospitale, ma piuttosto di una mentalita' diffusa e comune, di uno stile 
di vita che caratterizza un po' tutto il meraviglioso popolo cubano.

L' Artiglio mi ha chiesto di scrivere un articolo su Cuba. Io ho 
scelto di raccontarvi questa  storia perché possiate capire com'e' Cuba 
e soprattutto com'e' la sua gente. Si tratta di un altro mondo,totalmente distinto dal  nostro, ispirato ad un ordine di cose completamente diverso, dove le priorita' sono  altre rispetto alle nostre, dove  si riesce ad essere felici anche senza possedere molto denaro, dove la gente e' ancora solidale e unita ed e' capace di gesti 
come quello di Jose. Saro' sempre riconoscente agli amici cubani che mi 
hanno saputo insegnare tutto questo.


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